mercoledì 30 dicembre 2015

Il diario come strumento di trasformazione



Tutti sappiamo che la scrittura è uno dei mezzi che ci permette di comunicare con gli altri. Ma siamo liberi veramente quando scriviamo? Non sentiamo il peso del giudizio che ci condiziona mentre commentiamo su un social network, o inviamo una semplice mail? 
Il diario rappresenta il paradosso, in quanto l'altro non esiste, quindi si potrebbe arrivare alla conclusione che non esiste comunicazione e nemmeno giudizio.
Ma scopriremo come scrivere per "se stessi"  rappresenti un potente strumento di osservazione del proprio pensiero, e possa diventare un mezzo di trasformazione interna, e di conseguenza esterna. A patto di essere sinceri con noi stessi, liberi da condizionamenti.
In teoria dovrebbe essere automatico lasciarsi andare nello scrivere di sè, sapendo che non c'è altro lettore se non noi stessi. Ma a volte si sente un freno che potrebbe essere la spia rossa di quanto profondamente siamo immersi nel giudizio di noi stessi! Questo forse non accade (o accade in misura minore) negli adolescenti che sfogano spesso su un diario le loro problematiche e fuochi interiori tipici dell'età. Forse è la loro genuinità e il loro sentirsi "immortali", a scavalcare il ponte del giudizio verso se stessi, ma stiamo generalizzando... tuttavia è rarità che un adolescente usi la scrittura come mezzo volontario di crescita personale.

In età adulta abbandoniamo questa abitudine di parlare attraverso la scrittura  con noi stessi, o se proviamo a farlo cadiamo spesso nel nostro stesso severo giudizio. Tuttavia se riusciamo a lasciarci andare, a liberarci dei freni inibitori e rimanere sinceri con noi stessi, possiamo utilizzare questo strumento "magico" come mezzo di osservazione.

Osserva il tuo flusso di coscienza, correggi i tuoi pensieri.

Il diario cristallizza in forma scritta l'elusivo pensiero solo pensato, questo permette di esteriorizzare il nostro monologo interiore, e di darci quindi la possibilità di guardare il nostro pensiero come se fosse di un altro sé.

Lo scrivere per sé ci porterà a osservare dall'esterno i nostri limiti, le nostre cecità, in modo da correggerli più facilmente, come fa un pittore osservando la tela davanti a sé. E come sappiamo, "come dentro, così fuori" correggendo i nostri pensieri, o accettandoli con le sue manie per poi lasciarli andare via dolcemente attraverso il nostro osservare, possiamo cambiare il nostro interno e di conseguenza la nostra realtà.